Leadership di cura, empatia e intelligenza emotiva: quello che chi lavora in team dovrebbe sapere (e fare)

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Da un paio di anni, mi sto interessando al mondo della crescita personale e seguo alcuni corsi sui concetti di autoefficacia, empatia, narcisismo e amor proprio. Sono temi importanti che ho ritrovato nelle parole di Valeria Cantoni Mamiani all’interno del suo bellissimo Leadership di Cura, libro uscito nel 2021 fresco fresco di 1° e 2° lockdown e con addosso tutti i segni della pandemia e di questo post-pandemia ancora in corso.

Un libro di cui consiglio la lettura a tutti coloro che lavorano con altre persone e vivono dinamiche di gruppo o aziendali, tra collaborazioni, team, riunioni, deleghe e task.

Il tema dell’empatia mi interessa notevolmente, difficile lavorare nella comunicazione senza voler migliorare questa capacità (che si può imparare ed esercitare), è stato rincuorante vederlo così bene espresso nonché urgente all’interno di una cornice di leadership per imprese e organizzazioni.

Valeria Cantoni parla infatti delle dinamiche di leadership nei contesti aziendali, ma anche politici, inserendo la gestione del gruppo in un’ottica di capacità di ascolto, cura dell’altro e sviluppo delle cosiddette soft skills che sempre più aziende stanno ricercando (anche in Italia?).

Ogni organizzazione vive di elementi come orientamento ai risultati, senso di condivisione, gerarchia e deleghe, collaborazione, innovazione, riconoscimenti adeguati e crescita personale. Se una di queste condizioni non viene rispettata, il sistema diventa tossico e le persone ne soffrono. Profondamente. Covando dentro un senso di insoddisfazione e frustrazione che a volte si nutre per anni, o per l’intera vita lavorativa.

Se pensiamo alla sostenibilità del gruppo, non possono mancare nella pratica quotidiana feedback, senso di appartenenza, collaborazione, fiducia, ascolto e cura:

  • La scarsità o mancanza di feedback è demotivante e non agevola a prendersi responsabilità.
  • Il senso di appartenenza si attua quando esistono valori condivisi da tutti, e fa leva sul bisogno di ognuno di sentirsi parte di qualcosa di più grande.
  • La collaborazione implica una buona dose di mediazione tra noi e gli altri, al fine di raggiungere un obiettivo riconosciuto e condiviso: sentirsi utili a qualcuno è importante per l’essere umano, perché ci si sente riconosciuti come membro attivo di valore.
  • Infine la fiducia misura lo stato della nostra apertura verso l’alto.

Le neuroscienze e gli studi sui neuroni specchio ci confermano che l’essere umano è un animale relazionale, tuttavia la nostra impostazione sociale ha sempre avvantaggiato l’intelligenza cognitiva anziché la buona gestione delle emozioni. Il successo è legato alle abilità competitive e aggressive, mentre le emozioni sono state sempre etichettate come “cose per femminucce”, poco utili per “avanzare nella vita”.

In questo clima post-pandemico di diffusa stanchezza e languishing (un languire in una situazione di malessere), la competenza emotiva costituisce un insieme di abilità pratiche utili a far sì che l’individuo sia efficace nelle relazioni sociali. Tra le “nuove” capacità emotive da allenare per gestire la relazione con l’altro, e anche con se stessi, troviamo innanzitutto l’ascoltare per farsi ascoltare.

Ascoltare significa autorizzare se stessi a parlare per secondi senza sentirsi per questo sminuiti, uno spazio che presuppone sospensione del giudizio, che è sempre un pre-giudizio. Comprendere significa dare avvio a una trasformazione sui propri preconcetti.

Ascoltare significa parlare dopo gli altri, anche quando si pensa di avere la risposta giusta. Non è affatto facile. Spesso ascoltiamo non con l’obiettivo di comprendere, ma solo aspettando il nostro momento per replicare. Ed ecco che nascono, frequentissimi, i malintesi tra i collaboratori.

La pandemia ha spinto molti manager a trasformare l’approccio di controllo sul dipendente in attenzione per sé e per gli altri. Come per le emozioni, anche la cura deve partire innanzitutto come cura per sé, dove ci si legittima a prestare attenzione ai propri bisogni, comprendendo le proprie zone di comfort e quelle di dis-comfort.

Nella nostra società attuale fondata su velocità e prestazione, è facile confondere il valore della persona con la sua “funzionalità”. Un dilagante egoismo sta cancellando l’idea di prossimo, che significa “molto vicino”.

È un problema di fiducia. Perché è tanto difficile dare e ricevere fiducia?

Perché siamo colpiti dal bias della negatività a causa del quale ricordiamo di più le situazioni spiacevoli che quelle piacevoli, innescando così anche la cosiddetta profezia autoavverante, convinzione secondo la quale se una cosa deve andare male, andrà male.

“C’è un detto che recita ‘un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo, ma nelle sue ali’. Avere fiducia in sé e nel proprio processo evolutivo è un primo passo per avere fiducia negli altri e nel loro processo evolutivo che include anche gli errori.”

Valeria Cantoni Mamiani, pagg. 36-37

Si ha fiducia nell’altro quando si delega, fornendo indicazioni precise e gli si consegna autonomia, autorità e quindi responsabilità. Lo riesci a fare con i tuoi collaboratori, colleghi, superiori, clienti?

L’autrice ci ricorda poi quanto sia sbagliato attenersi solo all’ultimo evento o all’ultimo errore per perdere fiducia in quella persona o peggio ancora negli altri. Hai mai avuto la sensazione di impegnarti per fare sempre tutto al meglio, e quell’unica volta che sbagli, è come se anni di cose ben fatte sparissero all’istante?

Bene, Valeria Cantoni (che si basa su studi psicologici e sulla sua trentennale esperienza in contesti business), ti direbbe “sappi che è una TUA percezione, sei TU a scegliere che emozioni provare in seguito a un evento. Ricorda l’uccellino che ha fiducia nelle sue ali”. 😃

Ripetiamo come un mantra: il processo evolutivo include anche gli errori, gli errori sono un’enorme ricchezza.

Leadership di Cura è così pregno di concetti importanti, che ne scriverò ancora, prossimamente. Di sicuro, un tema per me cruciale è quello dell’imparare ad assumersi la responsabilità di ESPRIMERE LE PROPRIE ESIGENZE.

Nulla ci piove dal cielo, dobbiamo imparare a chiedere, se intendiamo ricevere. Ne scriverò presto, perché è in primis un’abilità che devo imparare io stessa, qualcosina ho già iniziato a fare ma la strada è lunga e lastricata di sciocche paure 😃

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